Condividi su:
Intervista a Federica Pallavicini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione in Unimib ​

C’è una categoria professionale che il CoronaVirus ha colpito con forza: quella dei medici e degli infermieri.

Esposti fin dall’inizio dell’emergenza al COVID-19, gli operatori del mondo sanitario oltre a correre il rischio concreto di ammalarsi stanno sviluppando il serio rischio di veder sorgere problemi psicologici collegati al prolungato persistere di uno stato di stress.

In altre parole, disturbi d’ansia: un rischio concreto certificato sin dallo scorso 24 marzo dalla FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), ente pubblico che dal 2018 unisce tutti gli ordini degli infermieri e degli infermieri

pediatrici presenti in Italia, che in un comunicato sul loro sito (fnopi.it) dichiara: “È sotto gli occhi di tutti la condizione e lo stress a cui i nostri professionisti sono sottoposti e di questo e di quanto sarebbe stato possibile fare in tempi non sospetti e che ora riteniamo sia non solo logico e doveroso, ma indispensabile fare, riparleremo quando l’emergenza sarà passata”.

A venire in aiuto di questa preziosa categoria di lavoratori potrebbe essere la Virtual Reality, grazie a un progetto nato proprio nel contesto dell’Università Bicocca, grazie all’unione di alcuni ricercatori, professori e studenti: Mind-VR.

L’idea alla base è molto semplice: visualizzare uno scenario rilassante -come un paesaggio- facilita l’acquisire uno stato mentale positivo.

E allora, perché non ricreare tali scenari grazie alla tecnologia? A raccontare qualcosa di più su Mind-VR è una delle ideatrici del progetto, Federica Pallavicini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione dell’Università degli studi Milano-Bicocca.

Federica Pallavicini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione dell’Università degli studi Milano-Bicocca.

Che cosa ti ha spinto a voler sviluppare Mind-VR?

“Il progetto iniziale non era pensato per i medici. Era invece un’idea nata dalla mia esperienza di paziente. La molla che ha fatto scattare il tutto è stato il manifesto di un incontro per il rilassamento presente in ospedale. Da lì ho pensato che il VR

potesse aiutare i pazienti per superare stati di ansia, stress e interventi particolarmente dolorosi e invasivi”

Come hai scelto il tuo team?

“L’ho scelto in base alle competenze. Fabrizia è professore associato presso il mio stesso dipartimento e ha studiato per anni il mondo della realtà virtuale. Chiara invece studia presso il corso di laurea magistrale in Teoria e Tecnologia della

comunicazione.”

In quale fase del progetto vi trovate?

“Attualmente ci troviamo in fase di Crowdfunding. Abbiamo stimato di raggiungere circa 5000 euro per sviluppare i contenuti sulla base dei principi psicologici.”

Quali effetti benefici avete testato finora?

“Vengono fatte ricerche sulla realtà virtuale da oltre 20 anni e sono stati verificati più volte i benefici psicologici derivati dal suo utilizzo. Io stessa sono in questo campo di ricerca da ben 10 anni e ho toccato con mano i risultati ottenuti. Una volta

sviluppato Mind-VR anche noi non tarderemo a fare i primi test.”

L’esperienza che fornite si serve solo del casco VR o verranno aggiunti accessori per permettere anche un’esperienza sensoriale del tatto?

“No, ma ci piacerebbe molto. Tuttavia per ora ci basiamo su Oculus Quest che permette all’utente di usare anche le proprie mani.”

Pensi che in futuro Mind-VR possa essere utilizzato anche per i pazienti che hanno vissuto la quarantena?

“Assolutamente sì. Inoltre potrebbe essere utilizzato anche a livello educativo.”

Come pensate di procedere una volta sviluppato e applicato Mind-VR sui medici italiani?

“Una volta sviluppato in italiano ci piacerebbe tradurre tutti i suoi contenuti in inglese in modo da diffonderlo anche all’estero.”

Sarà la realtà virtuale a supportare gli operatori sanitari durante la pandemia da COVID-19? La speranza è che la risposta sia positiva.