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Avevamo cominciato ad abituarci al modello turistico basato su Airbnb: ma sul lavoro, poteva essere importato? Probabilmente la risposta è sì, grazie all’idea dell’ufficio diffuso. Cosa sono? In poche parole: le case vacanza vengono adattate al concetto di intelligenza diffusa negli oggetti e spazi di uso quotidiano e arredate sfruttando la tecnologia per fornire il migliore comfort individuale.

Ma come ha fatto l’ufficio diffuso ad arrivare nelle case?

L’emergenza COVID-19 ha portato molte aziende ad adottare la modalità di lavoro agile (o smart working) che permette ai dipendenti di lavorare in assenza di vincoli orari o spaziali.Tuttavia è diventato sempre più difficile conciliare la vita familiare con quella lavorativa.

La pandemia ha scompaginato ancor di più carte, sconvolgendo il settore turistico e obbligando a rivedere i propri modelli di business.  Piattaforme come Airbnb, ad esempio, ha dovuto prendere decisioni drastiche per affrontare la crisi.

È qui che nasce l’idea di Roberta D’Onofrio per dare nuova vita alle case vacanza di Roma: Bnb Working Spaces.

Questa startup permette agli smart worker di affittare case dotate delle principali attrezzature per garantire un lavoro agile sempre più efficiente.

Tra le dotazioni fornite abbiamo: spazi computer friendly, connessioni Wi-Fi ad alta velocità, sedie ergonomiche e sistemi di self check-in per consentire accessi contactless in totale autonomia e sicurezza.

Il target su cui lavora Bnb Working space sono quei lavoratori che possano muoversi agilmente e abbiano bisogno di un luogo che venga incontro alle sue esigenze lavorative. Nello specifico tra le varie figure professionali segnalate sul sito della piattaforma abbiamo in particolare manager e liberi professionisti, ma ad essere potenzialmente interessanti possono essere anche interi team di lavoro aziendali.

Mercoledì 17 giugno Gianpaolo Vairo (professionista con più di 12 anni di esperienza nel settore dell’ospitalità extra alberghiera) ha intervistato la fondatrice di Bnb Working Spaces durante un webinar di HOST B2B.

Nell’intervista, Roberta D’Onofrio ha descritto com’è nata l’idea della sua piattaforma.

Per spiegarlo si è servita del video che mostra il docente Robert E. Kelly durante un collegamento da casa con la BBC in cui suoi figli irrompono nella stanza.

La D’Onofrio da questo video ha capito che si doveva pensare a un modo per dare ai lavoratori un luogo in cui svolgere la propria professione senza essere interrotti da un evento inaspettato: durante il periodo di quarantena sono molti i fenomeni di videobombing, cioè l’apparizione di individui che non sarebbero dovuti essere parte del video. Bnb Working Spaces non solo salva le entrate delle case vacanza ma anche gli smart workers da eventi particolarmente divertenti tuttavia spiacevoli per i diretti interessati.

Ma Airbnb potrebbe prendere spunto da questa idea e tagliare fuori la D’Onofrio?

Secondo la fondatrice la chiave contro la possibile concorrenza è la qualità.

Prevede in futuro di creare un network in cui rimarrà in collaborazione con i migliori nel settore dell’arredamento tech e dell’organizzazione di video conference.

Ultimamente le sono anche arrivate richieste di case per vivere e non per lavorare. La D’Onofrio vede qui l’opportunità di allargare il target della sua offerta.

L’idea sembra buona: e voi, siete pronti per andare in vacanza per… lavorare?