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Il Coronavirus ha stravolto il nostro modo di relazionarci, costringendo anche i comuni italiani a fare i conti con la sfida (in ballo da anni) di interagire in modo diretto con il cittadino tramite la Rete.

Il comune è la realtà amministrativa più prossima alla gente; tanto basta a giustificare la crescente attenzione che negli ultimi anni è stata posta sulla necessità di sfruttare i social network per aprire le istituzioni locali al mondo esterno.

Come spesso accade, tuttavia, il desiderio di cambiamento si è scontrato con la lentezza legislativa che fatica a stare al passo con i tempi.

Risale, infatti, all’inizio del nuovo millennio la legge a cui si fa tuttora riferimento in materia di disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle PA (Legge 150/2000), nonostante all’epoca gli unici strumenti digitali disponibili fossero i siti web.

Il progresso, però, non attende: apre la strada.

Un’applicazione che ha precorso i tempi in questo senso è “Comuni-Chiamo”. Rilasciata nel 2012 e ad oggi adottata in 107 comuni di diverse dimensioni, si offre come spazio dedicato all’amministrazione comunale e ai relativi cittadini per scambiarsi comunicazioni ed avvisi, pubblicizzare eventi e informare sul lavoro dell’amministrazione stessa. Inoltre, con “Comuni-Chiamo Connect”, dal 2017 i cittadini possono condividere contenuti sulla pagina Facebook del proprio comune, collegando il loro profilo personale e ricreando così una community di cui sentirsi parte.

È sempre in quest’ottica di apertura al cambiamento che è nata la collaborazione tra PA Social (la prima associazione italiana dedicata allo sviluppo di una nuova comunicazione per le PA), ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Facebook, con l’obiettivo di formare gratuitamente Social Media Manager e portavoce dei Comuni della Penisola.

Volendo illustrare le strategie comunicative da utilizzare sulle piattaforme social, il progetto, inaugurato a novembre 2019, è stato opportunamente riadattato al formato digitale e reindirizzato sulla tematica della corretta comunicazione sui social media durante l’emergenza da COVID-19 e nella successiva fase di ripresa.

È sufficiente fare una rapida ricerca su Facebook per rendersi conto di come molti comuni abbiano creato, rispolverato o continuato ad usare il loro profilo ufficiale, non solo come canale di condivisione di aggiornamenti, buone prassi e contenuti utili alla comunità, ma anche come strumento di vicinanza e senso di appartenenza in momenti di grande difficoltà.

Non sorprende che, secondo le stime di We Are Social, durante la quarantena i social media abbiano guadagnato 2,1 milioni di utenti attivi (+6,4%), dimostrandosi uno dei mezzi più efficaci di divulgazione a disposizione del Paese.

Forse il Coronavirus può costituire la spinta che si attendeva per l’introduzione in tutti i comuni dell’informazione 2.0 e per l’emanazione di una normativa ad hoc che tuteli e regolamenti i comportamenti da adottare da parte di entrambi gli attori in questo scenario digitale, i comuni ed i cittadini.